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Parrozzo

Il Parrozzo è un dolce natalizio tipico della tradizione abruzzese, diffuso soprattutto nella provincia di Pescara. Il Parrozzo venne preparato per la prima volta nel 1920 da Luigi D'Amico, un pasticcere pescarese che, per preparare questo dolce, si lasciò ispirare dal pane preparato dai contadini. Il suddetto pane, chiamato "pan rozzo" o "pan natalizio", era una pagnotta di farina di mais, cotta a legna e dal colore giallo intenso

Oggi il parrozzo è cucinato in tutte le famiglie abruzzesi, ognuno ha la sua ricetta che custodisce gelosamente, ma la forma di cupola e il colore giallo sotto alla calotta di cioccolato è un elemento ricorrente in ogni versione.

Segui la nostra ricetta con video e passo passo fotografico dettagliato, per cucinare in casa con le tue mani un buonissimo parrozzo degno della festa più bella dell'anno.

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Parrozzo

Dosi & Ingredienti

  • Dosi per 8 persone
  • Difficoltà bassa
  • Preparazione 40 min
  • Cottura 60 min
  • Costo basso
  • Reperibilità Alimenti molto facile
  • Zucchero 200 gr
  • Cioccolato fondente 150 gr
  • Semolino 150 gr
  • Mandorle tritate 90 gr
  • Uova 4
  • Olio extravergine d'oliva (EVO) 30 gr
  • Mandorle amare 8
  • Scorza di limone grattugiata di 1 limone - 3 gr
  • Attrezzature

  • Forno

Preparazione

  • 1

    Ecco come preparare il parrozzo in modo perfetto e semplice: prendi due ciotole e sguscia le uova separando i tuorli e gli albumi. Nella ciotola con gli albumi, aggiungi un pizzico di sale fino e, con delle fruste elettriche, inizia a montarle, prosegui fino a che gli albumi non saranno ben montati a neve.

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  • 2

    Nella ciotola dei tuorli, unisci lo zucchero e lavora entrambi gli ingredienti con la frusta elettrica fino a montarli in una crema di colore omogeneo, unisci anche il succo di un limone appena spremuto.

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  • 3

    Aggiungi anche la scorza di limone, l'olio, il semolino e le mandorle grattugiate, finisci con le mandorle amare anch'esse grattugiate e mescola con una spatola.

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  • 4

    Aggiungi, un poco alla volta delle cucchiaiate di albumi montati a neve, ogni volta mescola con la spatola per inglobarli all'impasto, procedi lentamente e delicatamente con movimento rotatorio per non farli smontare. 

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  • 5

    Ungi e infarina l'interno di uno stampo a cupola e riempilo con il composto del parrozzo, infornalo in forno già caldo a 180°C per circa un'ora. Quando il parrozzo sarà cotto, puoi fare la prova stecchino per essere certo della cottura, estrai lo stampo dal forno e fallo raffreddare, infine capovolgilo per estrarre il dolce.

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  • 6

    Metti la cupola dolce su una gratella da pasticceria che avrai sistemato dentro ad una teglia, in questo modo potrai recuperare il cioccolato che inevitabilmente cadrà dal parrozzo. Ricopri il dolce con una bella colata di cioccolato fondente che avrai precedentemente fatto sciogliere a microonde o a bagnomaria. Prima di servire il dolce a fette, aspetta che il cioccolato si solidifichi. 

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Parrozzo: storia e curiosità

  • In origine era il pan rozzo: un pane in uso tra i contadini, di forma semisferica, fatto con farina di mais che gli conferiva un colore giallo ed una consistenza notevole, e cotto al forno, con zone quasi bruciacchiate che al pane facevano assumere quel caratteristico colore marrone scuro, il quale oltre che tonalità diveniva sapore, sapore di un onesto, povero pane…

    Poi una geniale ed artistica mente di pasticcere ne volle fare una riproduzione dolce, una riproduzione solo nell'apparenza in realtà: così le uova nell'impasto diedero quel giallo dovuto al mais, le mandorle tritate riprodussero la granulosità dell'impasto del pane (sempre dovuto al tipo di farina), ed infine il colore della crosta, come riprodurre quel particolare tono di marrone? Il cioccolato, naturalmente…

    E così Luigi D’Amico, il pescarese Pinturicchio della pasticceria aveva concluso la sua opera.

    Ma a questo capolavoro mancava il nome? Come indicare un'opera d'arte senza conoscerne il nome? Come descrivere la Gioconda? Quella donna bruna che osserva con una strana aria intrigante? Non sarebbe pratico! È Monnalisa…

    E così il dolce del maestro D'Amico necessitava un nome, nome che giunse da qualcuno che di parole si intendeva, che delle parole aveva fatto la sua vita e segnato anche la vita di tanti altri: a battezzare il dolce fu Gabriele D’Annunzio. Parrozzo.

    Così lo chiamò il Vate, rimanendo tanto colpito e conquistato da questo semplice dolce da dedicargli un sonetto, la canzone del parrozzo, oltre a numerosi altri scritti, fra cui delle lettere in cui ringraziava l'amico pasticcere per avergli donato un dolce così prelibato. Tutta questa documentazione è gelosamente custodita dagli eredi di D'Amico.

    Ma non solo a D'Annunzio è legato questo dolce, altri figli della generosa terra d'Abruzzo lo hanno, per così dire, celebrato, e così: Luigi Antonelli, commediografo e critico letterario nel 1927 scrisse una "Storia del parrozzo", il ceramista Armando Cermignani realizzò i disegni e i colori della scatola, il maestro Di Jorio musicò la canzone del Parrozzo sul testo dell'umanista Cesare De Titta.

    Non è certo poco per un semplice, semplicissimo dolce.

    Fin qui l’affascinante storia del parrozzo, ma di preciso cos’è il parrozzo?

    E’ un dolce a forma semisferica, costituito da una pasta montata a base di uova, zucchero, olio e farina (o semola, non quella rimacinata di grano duro, ma il semolino, che conferisce al dolce una consistenza “sbriciolosa”), con aggiunta di farina di mandorle dolci e qualche mandorla amara a profumare (a volte vengono usate anche le “armelline”: sono i semi racchiusi nel nocciolo dell'albicocca, e questo è l'ingrediente che dà il sapore di mandorla ad alcuni dolci, come ad esempio agli amaretti), cotto in forno e poi, una volta fatto raffreddare, completamente ricoperto di buon cioccolato fondente.

    Il parrozzo è sicuramente il dolce che più rappresenta l'Abruzzo, quanto meno in termini di notorietà, si produce però per lo più in un determinato periodo dell'anno, sì perché il parrozzo è il dolce natalizio per eccellenza, il panettone o il pandoro d'Abruzzo.

    La preparazione per decenni è stata artigianale, ma relativamente di recente, è stata avviata una produzione che consente, confezionando il parrozzo in atmosfera controllata, di mantenere il dolce fragrante per circa 4 mesi. Esiste anche il parrozzino, che, come si intuisce, altro non è che un piccolo parrozzo.

    Una nota a parte merita un altro dolce abruzzese, meno noto, ma che tanto somiglia al parrozzo: è il pan dell'orso, un dolce del tutto simile ma con la differenza di contenere nell'impasto burro (e non olio) e miele, il che dà una maggiore morbidezza a questo pane prodotto nella zona del Parco Nazionale d'Abruzzo, precisamente a Scanno. La derivazione del nome del dolce è immediata poiché l'orso, il marsicano per la precisione, è il simbolo del parco.

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